„Non sono camerati“
Dopo aver occupato ampie parti d'Europa sin dal settembre 1939, il 22 giugno 1941 le forze armate della Germania lanciarono l'attacco all'Unione Sovietica. Le direttive emesse dall'OKW, il comando su premo della Wehrmacht, per il trattamento dei prigionieri di guerra sovietici violavano deliberatamente le norme internazionali sulla tutela dei prigionieri di guerra (Convenzione di Ginevra, Convenzione dell'Aja). Ai prigionieri sovietici fu negato ogni tipo di tutela secondo il diritto internazionale (p.es. l'assistenza da parte della Croce Rossa Internazionale). Nel corso della Seconda guerra mondiale, circa tre degli oltre cinque milioni di appartenenti alle forze armate sovietiche che caddero prigionieri dei tedeschi non sopravvissero alla prigionia. I dirigenti politici e militari tedeschi concepivano la guerra contro l'Unione Sovietica come „guerra ideologica“ che legittimava provvedimenti contrastanti con la concezione militare di guerra cavalleresca. Il 13 maggio 1941, p.es., Hitler diede ordine di non perseguire giuridicamente i crimini di guerra commessi dai soldati tedeschi in Unione Sovietica. Il cosiddetto 'ordine dei commissari' del 6 giugno 1941 stabiliva che i commissari politici dell'armata sovietica dovevano essere „…immediatamente liquidati con le armi“.
La propaganda martellava i militari tedeschi con frasi come: „Il bolscevismo è il nemico mortale della Germania nazionalsocialista.“ Il trattamento dei prigionieri sovietici, definiti „razza inferiore“, rispondeva a queste premesse ideologiche. Rigore, durezza, brutalità e spietatezza – questi gli atteggiamenti che si pretendevano dai soldati tedeschi nell'affrontare le „orde bolsceviche“, come traspare dagli ordini diffusi dall'OKW.
Nelle „Istruzioni per la sorveglianza dei prigionieri di guerra sovietici“ dell’8 settembre 1941 si legge tra l'altro: „Intervenire drasticamente alle prime avvisaglie di ribellione o disobbedienza! Per rompere la resistenza fare uso delle armi senza riguardi. Sparare subito ai prigionieri in fuga, (senza) chiamare e con la ferma intenzione di colpire… Anche nei confronti del prigioniero solerte ed ubbidiente ogni riguardo è fuori posto. Lo interpreterebbe come debolezza traendone le sue conclusioni…“. Ordini come questo preparavano spesso il terreno ad un trattamento dei prigionieri da parte dei corpi di guardia caratterizzato da arbitrio e da eccessi di violenza. Ma la moria dei prigionieri di guerra sovietici fu dovuta non tanto ad atti di violenza, quanto alla sistematica denutrizione comandata dall'OKW. Con le razioni stabilite in particolare nel 1941 e nel 1942, perfettamente consci delle conseguenze che ciò avrebbe comportato, si mise consapevolmente in conto la morte per fame di migliaia di prigionieri. Questa politica di annientamento corrispondeva alla politica della fame messa in atto nei confronti delle popolazioni civili nei territori occupati dell'Unione Sovietica. Nonostante nel corso della guerra le razioni di cibo per i prigionieri di guerra sovietici fossero state più volte aumentate, fino alla fine della guerra non raggiunsero mai il livello delle razioni degli altri prigionieri di guerra, né per qualità né per quantità.
Soprattutto nel 1941/42 tra i prigionieri si diffusero epidemie di dissenteria e di tifo petecchiale, che mieterono decine di migliaia di vittime. A causa della cronica denutrizione, accompagnata dal lavoro spossante e dall'assistenza medica insufficiente, anche nella seconda metà della guerra i prigionieri di guerra sovietici erano soggetti alle malattie infettive. La mortalità si consolidò ad un alto livello, soprattutto a causa dell’elevato numero di tubercolotici.
I funzionari di partito e dello stato, i commissari, i prigionieri con formazione universitaria e gli ebrei nel 1941/42 furono individuati nel quadro di sistematiche „azioni selettive“ nei campi di prigionia, deportati in campi di concentramento e quindi uccisi da unità della Polizia di sicurezza (Sicherheitspolizei) e del Servizio di sicurezza (Sicherheitsdienst), i cosiddetti Gruppi operativi. Sul territorio tedesco le verifiche sistematiche finirono a metà del 1942, spostandosi nei lager situati nei territori occupati della Polonia e dell'Unione Sovietica.
Da quella data in poi le „selezioni“ sul territorio tedesco vennero fatte caso per caso. I comandanti dei campi di prigionia decidevano, per esempio nel caso di tentativi di fuga falliti, se infliggere una semplice pena disciplinare (l'arresto) o se consegnare i prigionieri alla Gestapo, la polizia politica. Fino alla fine della guerra l'uso di questo potere discrezionale a favore della consegna alla Gestapo ha richiesto un gran numero di vittime tra i prigionieri di guerra sovietici. Giunti nei campi di concentramento, i prigionieri non venivano più uccisi subito, ma erano destinati a essere annientati con il lavoro nelle imprese delle SS (p.es. nelle cave di pietra) a favore dell'economia di guerra tedesca.